L'utilità clinica degli oligonucleotidi come mezzo per controllare l'espressione genica ha contribuito al crescente interesse verso il loro utilizzo come farmaci. Gli oligonucleotidi sono un "target" interessante anche in virtù delle loro proprietà chimiche, molto diverse da quelle dei classici farmaci. Purtroppo, la loro analisi sono di gran lunga più complicate rispetto a quelle di molte piccole molecole terapeutiche. Trattandosi di composti estremamente polari, le condizioni analitiche, necessarie alla caratterizzare completa sia dell'oligonucleotide che delle sue impurezze, sono specifiche e selettive.
In questa serie in due parti, troverete sia le sfide che gli analisti affrontano nell'analisi degli oligonucleotidi sia alcuni "approcci" utilizzati per velocizzare il processo analitico.
Le metodiche analitiche, utilizzate per la caratterizzazione degli oligonucleotidi, prevedono l'utilizzo di un agente di coppia ionica (tipicamente un'alchilammina, come la trietilammina) per facilitarne la ritenzione su colonne alchiliche (C18). Le fasi C18 sono ancora oggi le fasi maggiormente utilizzate grazie alla loro alta efficienza, necessaria per separare impurezze con profili cromatografici molto simili tra loro. In questa prima parte, affronteremo l'effetto dell'agente di coppia ionica sulla risoluzione.
In letteratura, la trietil ammina (TEA) è indicata come alchilammina più promettente da utilizzare insieme all'esafluoroisoproanolo (HFIP) per l'analisi degli oligonucleotidi. Tuttavia, studi condotti da Michael Bartlett1 suggeriscono di valutare diverse alchilammine quando si sviluppa un metodo per l'analisi degli oligonucleotidi.
Di seguito sono riportate le linee guida generali per la scelta dell'alchilammina e della relativa concentrazione da utilizzare nel metodo. Si prega di tenere presente che si tratta di semplici linee guida da consultare in fase di sviluppo e che normalmente dovrebbero far parte di una buona progettazione sperimentale.
Concentrazioni più elevate di alchilammina portano ad un aumento del tempo di ritenzione e a una efficace ionizzazione MS (Fig. 1).